Con il passare degli anni la situazione climatica sta cambiando notevolmente, rendendo le previsioni meteorologiche poco attendibili. Basti poi pensare ad eventi estremi, solo per citare i più recenti, le alluvioni in Spagna e in Italia, come conseguenza inevitabile del clima che sta cambiando. In questo scenario, anche la navigazione a vela diventa sempre più imprevedibile a volte arrivando anche a compromettere la tanto attesa crociera estiva.
Premesso che l’utilizzo delle tecnologie come la radio, dispositivi di monitoraggio meteorologico e anche telefoni e app, sono fondamentali e vanno usati prima di prendere il largo, in questo articolo esamineremo i segnali più comuni che ci aiutano a capire come prevedere il meteo.
Il vento
Il primo di questi segnali è senz’altro il vento, nostro indispensabile alleato nel veleggiare ma anche tra i protagonisti delle variazioni meteo. In particolare, il vento è soggetto ai cambiamenti di pressione: in condizione di bassa pressione, il vento sarà molto forte provocando quindi tempo instabile mentre in condizioni di alta pressione, il vento sarà calmo e il tempo migliore. Capire la forza e la direzione del vento non è difficile neppure per un principiante, che potrà sentire l’aria letteralmente sulla faccia, e quindi regolarsi di conseguenza, così come vederne gli effetti sulla superficie dell’acqua. Non parliamo qui delle onde vere e proprie, ma delle increspature causate dallo sfregamento del vento e quindi formatesi nella sua stessa direzione.
Il mare
Il mare potrebbe non essere l’indicatore migliore per i fenomeni più imminenti, poiché trattandosi di una massa enorme, reagisce con lentezza a fenomeni anche violenti. Tuttavia, in situazioni di instabilità può rivelarsi un buon indicatore per le perturbazioni imminenti. Il mare, poi, non è influenzato solo dal vento, ma anche dalle correnti e dalle maree, e può fornirci informazioni sulle condizioni meteo passate, presenti e future. Se, per esempio, vediamo delle onde lunghe e regolari, questo significa che il vento è stato costante per un lungo periodo di tempo e in una determinata direzione. Se, invece, vediamo delle onde corte e incrociate sapremo che il vento è variabile e che anche le correnti lo sono, mentre la presenza di onde anomali potrebbe significare che c’è una perturbazione in arrivo.
Le nuvole
Le nuvole sono il terzo indicatore che permette di prevedere il meteo. Sono un fenomeno molto complesso e, pertanto, in questa sede ci limiteremo ad esaminarle in base alla loro forma e altezza.
Le nuvole più basse, fino ai 2.000 metri, sono le stratiformi, che hanno una forma piatta e uniforme. Indicano un’aria stabile e umida con poco vento e scarsa visibilità. Questa tipologia di nubi, non porta precipitazioni importanti e indica una certa stabilità nei bassi strati dell’atmosfera.
Tra i 2.000 e i 6.000 metri si formano nuvole cumuliformi con una forma a cumulo o a torre. Indicano un’aria instabile e in movimento verticale, con vento da moderato a forte e buona visibilità.
Infine, le nubi che si formano sopra i 6.000 metri appartengono alla famiglia dei cirriformi, dall’aspetto sottile e filamentoso. Queste nuvole indicano un’aria fredda e secca con vento debole o assente e ottima visibilità.
Anche seguire l’evoluzione delle nuvole nel corso della giornata ci è di aiuto. Se ad esempio le cumulus humilis, le nuvole del bel tempo, si formano all’inizio della mattinata potremo aspettarci una brezza di mare di intensità maggiore rispetto al caso in cui queste stesse nubi si formino nelle ore più calde della giornata. Stessa cosa vale per la loro altezza in quanto potrà darci un’idea della temperatura della giornata: più essa è calda, più i cumuli si formeranno a una altezza maggiore. Se infine dovessimo individuare un cumulonembo il consiglio è quello di stare in allerta, perché questo tipo di nuvola è sempre associato a forti venti estremamente variabili.